Andare a cavallo come gli indiani 1


Sunkawakan (Cane Sacro), introdotto dagli Spagnoli all’inizio del XVI secolo, il cavallo rivoluzionò la vita degli indiani d’America.
Battezzato grande cane o cane sacro, per il fatto che gli indiani, popolo nomade, avessero utilizzato fino a quel momento per i loro trasporti, i cani.
Ben presto, oltre che per il trasporto, utilizzarono il cavallo anche per la caccia e diventarono esperti cavallerizzi. Lo considerarono animale sacro e venne rispettato e interpretato, come da nessun’altro popolo.

Interessante è sapere che gli indiani, prima di rubare qualche sella e qualche finimento alla cavalleria dell’esercito americano, montavano a pelo ed usavano una redine sola per condurre il cavallo. Una mano restava libera per poter impugnare una lancia, un arco o il famoso tomahawk (una piccola ascia).

Venivano usati diversi materiali per intrecciare una corda da legare alla bocca o sul muso, ma la cosa incredibile è che per guidare, il cavallo veniva girato sempre dallo stesso lato e si facevano piccoli cerchi per cambiare direzione.

Provare per credere !!!

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La mia passione per gli indiani e i miei studi, hanno fatto si, che introducessi nel metodo Gabrielecavalli, questo tipo di monta. L’intento è di unire e fondere il montare a pelo, con questa affascinante arte.

Niente, come il montare a pelo, ci può far entrare in un ‘contatto profondo’, con il cavallo. Sentire il calore dell’animale, i muscoli che si muovono e l’energia che ci emana, sono sensazioni impareggiabili e uniche.

Migliora, come nessun’altro esercizio, il nostro equilibrio e il nostro assetto.
Montare a pelo ci fa assumere un atteggiamento cauto e consapevole, perché sbagliare significa cadere. Anche per chi pratica attività agonistiche come il reining o il pleasure, è ottimo per capire se sappiamo essere dei cavalieri con un assetto indipendente. Provare a cavalcare in tutte le andature o eseguire tutte le manovre senza la sella, ci permette di capire posizioni sbagliate e di focalizzare il baricentro.

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Ci permette di capire se il nostro cavallo risponde alla pressione della gamba e se è attento alle variazioni del peso, se segue il nostro sguardo e se ascolta i comandi con la voce.

Guidare il cavallo solo con una redine, ci insegna a
essere precisi e delicati allo stesso tempo. Con questo metodo impariamo a dosare i movimenti e verifichiamo se il nostro cavallo ha ben imparato il significato della redine d’apertura e redine diretta.

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Con il metodo indiano dovremmo girare il cavallo sempre dallo stesso lato, seguendo il suo piego naturale, cioè quello in cui è piegata e scende la criniera. Anche se è molto divertente, io vi consiglio di esercitare il cavallo anche sull’altro lato e di verificare se risponde anche alla redine d’appoggio.

Non ultimo, questo metodo migliora moltissimo la nostra sensibilità nel montare e il feeling che creiamo con il cavallo.

Montare a cavallo in modo “naturale” non significa andare in contrasto con i metodi tradizionali o fare un’altro tipo di equitazione, ma significa mettere alla prova le proprie capacità e migliorarle,  provando un’appagante sensazione di affiatamento e libertà.

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Informazioni su gabrielecavallin

Tecnico federale di 2° livello di equitazione americana e trainer che per passione personale studia e pratica i metodi moderni di comunicazione con il cavallo. Le sue fonti di ispirazione sono Monty Roberts, John Lyons, Pat Parelli e Clinton Anderson in particolare, ovvero i migliori addestratori dei metodi così detti naturali.

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