Mental coach – Come prendere al paddock un cavallo che non conosci


Un giorno venni chiamato da un signore che chiedeva disperatamente un aiuto perché non riusciva più a prendere le sue cavalle al prato. Si trattava di due bellissime Haflinger, madre e figlia, che vivevano libere in un paddock con capannina.

Le cavalle avevano creato un tale affiatamento tra di loro che era diventato impossibile prenderle in quanto si muovevano e correvano stando sempre attaccate. Dopo mezza giornata di tentativi finalmente riuscimmo a prenderle e a separarle.

Quell’episodio mi insegnò quanto a volte si diano per scontate certe azioni quotidiane e non ci si renda conto di come invece sia importante fare anche le “piccole cose” con metodo per evitare che i cavalli prendano brutte abitudini.

Con questo articolo vorrei fornire alcuni semplici accorgimenti che si possono adottare quando andiamo a prendere al paddock un cavallo che non conosciamo.

La prima regola è quella di non impaurire, insospettire o corrompere il cavallo.

  • Esempi

Approccio troppo diretto o aggressivo: ho visto molte persone entrare nel paddock e puntare dritte al cavallo facendogli subito capire che la loro “missione” sarà quella di prenderlo. Questo tipo di approccio molto diretto è simile a quello aggressivo di un predatore che punta la preda ed è il modo migliore per far scattare nel cavallo l’istinto alla fuga.

Approccio troppo timido o insicuro: un avvicinamento con movimenti impacciati, passo lento, mani dietro la schiena, (a volte per nascondere capezza e longhina) porta il cavallo a insospettirsi. I cavalli infatti sono particolarmente diffidenti delle persone che non conoscono e quando non ne capiscono le intenzioni preferiscono allontanarsi piuttosto che rischiare brutte sorprese.

Approccio con il cibo: un metodo frequentemente usato ma non sempre efficace, in particolare con cavalli che non conosciamo. “Corrompere” il cavallo con il cibo potrebbe funzionare le prime volte ma poi fallire non appena il cavallo si accorge che dopo la cattura dovrà abbandonare la libertà, l’erba fresca e ‘gli amici’ (suoi simili se ne ha) per fare delle “attività” con noi.

Un approccio “romantico” è quello di aspettarsi che il cavallo venga da noi come fosse un cagnolino. Molte persone si aspettano che come per magia il cavallo, chiamandolo per nome, fischiando, battendo le mani, agitando la capezza o chissà cos’altro, vada da loro. In realtà il richiamo, in particolare  a voce, non è qualcosa che avviene spontaneamente ma è un’azione che il cavallo compie se ha una motivazione ben precisa.

Foto articolo - Come prendere un cavallo che non conosci

  • Accorgimenti

Un primo accorgimento che possiamo adottare per avvicinarci a un cavallo che non conosciamo è quello di avere un approccio indiretto, naturale e progressivo.

Dovremmo far pensare al cavallo di essere lì per caso e non per lui.

Il nostro passo nell’avvicinamento deve essere di andatura normale con ritmo costante, ne troppo veloce ne troppo lento.

Il ‘linguaggio del corpo‘ passivo, con spalle e sguardo bassi come se stessimo cercando un paio di chiavi perse a terra.

Una volta che il cavallo si è accorto della nostra presenza, camminiamo avanti e indietro di fronte a lui muovendoci a zig-zag e avanziamo gradualmente.

Se lo spazio è molto grande e il cavallo inizia a camminare o a correre, manteniamo la calma e il passo regolare e cerchiamo di indurre il cavallo a spostarsi lungo un lato corto della recinzione.

Per essere efficaci in questo passaggio dovremmo conoscere come muoverci per far avanzare, rallentare, bloccare e far girare il cavallo.

I cavalli sono dei ‘maestri’ a trovare uno spazio di fuga e per tale motivo bisognerebbe saper occupare gli spazi nel modo giusto e riuscire a controllare i loro movimenti a distanza.

Foto articolo - Come prendere un cavallo che non conosci 2

Dopo essere riusciti a raggiungere il cavallo, fermiamoci e allunghiamo un braccio per “invitarlo” ad annusarci una mano.

Se il cavallo lo fa, facciamogliela annusare per qualche istante e poi allontaniamoci da lui.

Ripetiamo questa operazione fino a che il cavallo ci guarda o ci segue di qualche passo.

Avere questo tipo di ‘approccio e ritirata’ è un buon modo per indurre il cavallo a prendere fiducia in noi e a rilassarsi.

Una volta che il cavallo accetta la nostra presenza al suo fianco iniziamo ad accarezzarlo, dapprima con la mano e poi con la capezza sul collo. Non dobbiamo tentare di bloccarlo ma vogliamo solo che accetti le nostre mani intorno al muso e le nostre braccia intorno al collo.

Ottenuto questo, in modo lento e naturale infiliamo il muso del cavallo nella capezza e poi passiamola dietro alle orecchie per fissarla e il gioco sarà fatto.

Non essere frettolosi, non fare movimenti bruschi, non spingere o tirare il cavallo con forza, sono le tre regole d’oro per il successo di questa semplice ma non banale operazione.

 

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Informazioni su gabrielecavallin

Tecnico federale di 2° livello di equitazione americana e trainer che per passione personale studia e pratica i metodi moderni di comunicazione con il cavallo. Le sue fonti di ispirazione sono Monty Roberts, John Lyons, Pat Parelli e Clinton Anderson in particolare, ovvero i migliori addestratori dei metodi così detti naturali.

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