Il rispetto è la base del rapporto


Una delle cause dei problemi di rapporto tra uomo e cavallo che mi capita di riscontrare con le persone che incontro è la mancanza di rispetto. Diverse sono le forme più o meno gravi in cui si manifesta.

Ho constatato che saper riconoscere quando un cavallo ci rispetta non è per tutti così chiaro e importante. Spesso viene sottovalutato o non ritenuto un aspetto fondamentale da stabilire come base nel rapporto.

Non tutti infatti sono consapevoli del fatto che il cavallo ci osserva, ci valuta e ci mette alla prova quotidianamente.

Quando interagiamo con lui, percepisce l’energia che trasmettiamo, testa quanto siamo tenaci e persistenti nelle nostre decisioni, osserva i comportamenti che abbiamo e valuta se siamo persone equilibrate e affidabili.

Ogni cavallo possiede un’elevata percezione sensoriale e intuizione d’azione e comprende bene quali “sentimenti” ci pervadono e quali intenzioni abbiamo quando ci muoviamo attorno a lui.

Il nostro modo di comunicare genera quindi reazioni e risposte continuamente.

Foto-Articolo-Il rispetto è alla base del rapporto

In molti casi la mancanza di rispetto dipende dal fatto che le persone hanno paura e non riescono a farsi rispettare.

Non tutti i cavalli sono uguali e davanti a una persona insicura o paurosa il cavallo può avere più reazioni:

Può scegliere un comportamento innocuo, come quello di ignorare la persona.

Un atteggiamento di precauzione, tenendosi a debita distanza o allontanandosi se gli è possibile.

Può volere un confronto e cercare di capire cosa gli si sta chiedendo.

Oppure può decidere di giocare e sfidarci.

Nella maggior parte dei casi se il cavallo sceglie la sfida, le persone che hanno paura cedono alla volontà e alle intenzioni del cavallo.

Per ‘gioco e sfida’ intendo quei comportamenti che i cavalli hanno tra di loro quando sono liberi.

Comportamenti giocosi, a volte anche molto fisici e di contatto, tipici tra i giovani maschi o tra i puledri e nelle femmine quando vogliono comunicare qualcosa senza mezzi termini.

Tuttavia, azioni di gioco o sfida fondamentali per stabilire gerarchie o dominanze, per rinforzare alleanze, stringere amicizie o semplicemente per acquisire le competenze della vita di branco!

Sfida però non significa combattimento.

ll cavallo sceglie di combattere solo quando non ha vie di fuga e quando nel suo cervello è scattata l’autodifesa per la sopravvivenza. Dobbiamo quindi saper riconoscere la differenza ed evitare che il cavallo debba combattere con noi.

Come paradosso un’altra causa comune in cui si origina la mancanza di rispetto è quando le persone vogliono riversare e ottenere amore dai cavalli, sotto forma di sentimento umano.

Questo è un argomento molto delicato e molto discusso e io non sto dicendo che non bisogna amare i cavalli o gli animali in genere.

L’amore per me è al primo posto, ma dico che ci sono dei limiti che vanno stabiliti e compresi se si vuole creare un rapporto sano.

Un rapporto equilibrato con un animale non può basarsi solo sull’affetto o sull’amicizia senza regole ma necessita di rispetto reciproco e conoscenza.

Se vogliamo interagire correttamente con un essere vivente e in particolare con un’animale, dobbiamo prima di tutto conoscerlo.

Dobbiamo cioè conoscere quali sono le caratteristiche fisiche e comportamentali della specie a cui appartiene e rispettarle per quello che sono senza volerle stravolgere o umanizzare.

Per me, voler umanizzare gli animali significa semplicemente non rispettarli e purtroppo ho riscontrato che alcune persone vogliono motivare o giustificare questi comportamenti perchè spinti da un‘esigenza prettamente personale.

Non voglio certo condannare o giudicare queste persone per le loro scelte ma posso dire per esperienza che con i cavalli e con gli animali in genere, questa condizione o convinzione, genera diverse problematiche e molte volte le persone stesse che le generano non le vedono o non vogliono vederle.

Quando esistono queste situazioni i cavalli ne approfittano, spinti  soprattutto dalla loro attitudine alla pigrizia e sviluppano un atteggiamento dominante, spesso aggressivo e in alcuni casi pericoloso.

Un problema che nasce dal fatto che vengono trattati come dei bambini piccoli.

Un rapporto dove sono previste mille cure e attenzioni ma anche dove si alimenta un’eccessiva tolleranza e comprensione per atteggiamenti o comportamenti sbagliati che a lungo andare sono destinati a peggiorare. Situazioni in cui si passa dal tollerare e ignorare piccole cose, fino a farle trasformare in un marcato atteggiamento di rifiuto o opposizione da parte del cavallo.

La mancanza di rispetto infatti non si manifesta solo con azioni eclatanti ma si esprime in molte altre esternazioni meno evidenti.

E’ importante saper riconoscere quali sono e correggerle prima che peggiorino.

Quelle semplici da riconoscere sono quando il cavallo morde, calcia, invade lo spazio personale, spinge, calpesta i piedi delle persone, ecc.

Quelle meno evidenti sono tutte le azioni in cui il cavallo non si dimostra attento, pronto e collaborativo: quando pone resistenza fisica, quando si muove troppo lento o troppo veloce, ignora le persone, tira alla corda, si distrae, cerca continuamente il cibo, ecc.

Concludendo, tutto quello che rende il cavallo attento a noi e volenteroso di collaborare è rispetto.

Tutto quello che invece lo porta a comportarsi come se noi non esistessimo vicino a lui è mancanza di rispetto.

Per me l’equitazione ha quattro colonne fondamentali che reggono le basi di un buon rapporto:

Fiducia                               Rispetto                             Controllo                           Divertimento

Il rispetto quindi è una delle basi del rapporto, un aspetto fondamentale che va conquistato e mantenuto ogni giorno.

 

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Informazioni su gabrielecavallin

Tecnico federale di 2° livello di equitazione americana e trainer che per passione personale studia e pratica i metodi moderni di comunicazione con il cavallo. Le sue fonti di ispirazione sono Monty Roberts, John Lyons, Pat Parelli e Clinton Anderson in particolare, ovvero i migliori addestratori dei metodi così detti naturali.

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